VIDEO VG-TV.
Azienda visitata il 22 aprile ed il 1 luglio 2008.
Se si dovesse quantificare in Km la lunghezza di tutte le parole che sono state dette o scritte su questa azienda che, per storia e prestigio, è una tra le più importanti in Langa, non credo che sarebbe sufficiente percorrerne qualche migliaio. Pertanto questi “fiumi di parole” non sono (e mai lo saranno…) soddisfacenti a rendere il giusto valore alla fama, alla grandezza ed all’importanza di Bruno Giacosa uomo.
Perchè qui, più di altre cantine, capita che nei vini, dallo Spumante al Dolcetto, dalla Barbera ai grandi Nebbioli, si possa percepire l’essenza espressiva pura di chi li produce. Anzi, vi diremo di più, Bruno Giacosa ha voglia di esprimersi SOLO attraverso i suoi vini.
Persona a volte di poche parole, che spesso si accompagnano a gesti misurati, altre volte taciturna a tutti gli effetti, elegante e a modo come pochi. Ogni qualvolta, nelle mie esperienze passate, avevo l’occasione di incontrarlo in qualche degustazione e avevo la fortuna di rivolgergli una domanda, lui, prima si guardava intorno, rifletteva ed infine arrivava la risposta, che spesso si traduceva mediante termini asciutti paragonabili al tannino e taglienti come l’acidità, ma sempre intriganti come un suo grande Nebbiolo di Serralunga. Eppure era l’atto conclusivo a renderlo davvero speciale e che si ripeteva sempre, come in un rituale carismatico ed abitudinario, con il suo sguardo che indugiava sul mio bicchiere, quasi ad indicare che tutte le riposte alle mie domande fossero sempre da ricercare nel suo vino.
Questa moderazione nei gesti, il suo sguardo penetrante, il modo di fare che lo fa’ apparire un po’ burbero e quella sua spiccata personalità, ci porta a capire il motivo per cui, gli altri produttori di Langa, lo chiamino il “Maestro”. Questo, nonostante lui non ami tanto tale status, abbia viaggiato pochissimo all’estero, non sia quasi mai uscito dalla sua Cantina e soprattutto non si sia mai permesso, lui che avrebbe avuto tutte le carte in regola per farlo, per dare consigli a Tizio o Caio su come questi fossero costretti a fare il vino. Le uniche persone, oltre suoi dipendenti e alle sue due figlie, che ricevevano ordini da lui, erano i conferitori di uve presso la sua cantina, questo necessariamente perchè lui pretendeva il meglio, per riuscire ad ottenere dei grandi vini.
Già perchè Bruno Giacosa è universalmente conosciuto, prima di essere un grande vinificatore, di essere un grande Negociant, anzi il numero uno. Peculiarità professionale ereditata prima dal nonno Carlo e poi da suo papà Mario, i quali erano già noti “commercianti” in Langa fin dai primi anni del secolo scorso. I Giacosa hanno appreso tutto quello che c’era da apprendere di ogni vigna di Langa e Roero, hanno battuto ogni francobollo di terreno alla ricerca dei migliori, sapevano dove si poteva produrre bene e dove no, possedevano l’intuizione già durante il periodo della vendemmia di valutare a prima vista la qualità delle uve, selezionandone e utilizzando solo ed esclusivamente le migliori.
Bruno Giacosa, classe 1929, con l’inconsueta voglia e con l’umiltà di ammettere che alla sua età non ha ancora imparato tutto, incomincia la sua vita professionale esordendo, guidato dal padre, nella sua prima vendemmia già all’età di 14 anni. Eppure la vera illuminazione arriva verso la fine anni ’60 ed i primi anni 70, proprio nel momento in cui la Langa viveva il fervore dovuto al cambiamento produttivo e dove si assisteva al graduale abbandono della commercializzazione dei vini in damigiana, in favore della “innovativa” vendita del vino in bottiglia. Proprio in quel momento il “Maestro” opta per selezionare, vinificare ed invecchiare singolarmente le uve dei migliori vigneti e metterli poi in bottiglia con la sua firma volendo dare un’impronta della vigna di provenienza e come “timbro” qualitativo per un “impegno” preso verso i suoi acquirenti, a garanzia di una serietà aziendale.
Tradizionalista fino all’osso, persona tenace, indomabile e abituato sempre a lottare. Anche quando tre anni fa una terribile malattia ha cercato di danneggiare la sua corazza, lui si è saputo risollevare conservando incessantemente lo spirito condottiero di sempre e continuando a lavorare a fianco del suo enologo. Anima che da sempre miscela intelligenza, orgoglio, coraggio e vivacità di ingegno, il tutto condito da quel tocco di umorismo sarcastico di grande uomo di Langa. Carattere che potrete facilmente intuire tra le sue parole nel prossimo video, quando senza remore ci parlerà delle guide del settore, di come sia tuttora alla ricerca del “grande” vino e dei toscani che…
Varcare la soglia della sua cantina, in noi, si è venuta a creare una strana sensazione, quasi come se il tempo si fosse fermato. Camminare tra quelle enormi botti, avevamo l’impressione che queste potessero trasudare emozioni e raccontare, attraverso il solo fiuto dell’aria che si respirava, la storia gloriosa dei grandi vini di Langa. In quelle botti si racchiude veramente il principio di quel termine che i francesi chiamano con il nome di “terroir“. I cartelli appesi sui fusti che indicano Rabajà, Asili, Santo Stefano, Falletto, Rocche e Croera, si riferiscono a vini che sono il linguaggio della terra di provenienza e del millesimo di origine, sempre tradotte con il solito gergo insegnatogli dal “Maestro”.
Preso dall’emozione nel descrivere l’uomo Bruno Giacosa, mi stavo dimenticando che la recensione deve andare avanti con la cronaca di una visita che forzatamente è stata fatta in due volte e che noi conserveremo sempre nei nostri ricordi come momenti indimenticabili.
Quindi incominciamo dal nostro solito “Ripasso Guidaiolo” :
Duemilavini: la guida dei Ricci’s Boys ha assegnato i cinque grappoli al Barolo Riserva Le Rocche del Falletto 2001, al Barbaresco Asili di Barbaresco 2003 ed al Barolo Le Rocche del Falletto 2003. “Fermi” a quota quattro il Roero Arneis 2006 e l’Extra Brut 2003.
Espresso: la guida capitanata da Rizzari e Gentili ha conferito l’eccellenza al Barolo Riserva Le Rocche del Falletto 2001 ed al Barbaresco Asili di Barbaresco 2003. L’ottimo al Barolo Falletto di Serralunga d’Alba 2003.
Gambero Rosso-Slow Food: per la guida della chiocciola, il massimo punteggio dei tre bicchieri è stato raggiunto dal Barolo Riserva Le Rocche del Falletto 2001. Mentre due bicchieri rossi al Barbaresco Asili di Barbaresco 2003 ed al Barolo Le Rocche del Falletto 2003.
Per arrivarci si percorre sempre la solita Torino-Piacenza e prendendo l’uscita di Asti Est. Si seguono poi le indicazioni per Neive, ed una volta che avete raggiunto il paese, aggiratelo, continuate seguendo in direzione di Castagnole delle Lanze e poco prima del passaggio a livello, vi troverete proprio davanti alla “mitica” insegna che indica l’ingresso degli uffici e dove troverete la sorridente Beatrice ad accogliervi.
Questo per far capire che “l’azienda Bruno Giacosa” è una grande casa ma anche una grande famiglia che ospita persone che non sono solo dei semplici dipendenti, ognuno ha un suo ruolo importante che contribuisce ancora di più a rendere più grande il suo valore e condividendo annualmente, oltre alle ansie e timori sulla prospettiva dell’annata, anche le gioie per i premi ricevuti.
Prima di dare il la’ alla cronaca della prima giornata, vorremmo evidenziare un punto molto importante che riguarda la commercializzazione dei vini di questa azienda, che avviene con due diverse “etichette”.
Da una parte abbiamo la Casa Vinicola Bruno Giacosa che racchiude tutti i vini derivanti dalla vinificazione delle uve acquistate. Di questa “etichetta” fanno parte:
-Extra brut
-Roero Arneis
-Dolcetto d’Alba
-Dolcetto d’Alba Sorano di Treiso
-Barbera d’Alba
-Nebbiolo d’Alba
-Nebbiolo d’Alba Valmaggiore
-Barbaresco Santo Stefano di Neive.
Mentre dall’altra parte abbiamo l’Azienda Agricola Falletto. Fondata nei primi anni ’80 comprende 22 ettari di proprietà e da qui escono vini ottenuti dalle sole uve proprie. Qui troviamo i seguenti vini:
-Dolcetto d’Alba Falletto di Serralunga d’Alba
-Barbera d’Alba Falletto di Serralunga d’Alba
-Barbaresco Rabajà di Barbaresco
-Barbaresco Asili di Barbaresco
-Barolo Croera di La Morra
-Barolo Falletto di Serralunga d’Alba
-Barolo Le Rocche del Falletto di Serralunga d’Alba
Potete trovare in commercio anche delle bottiglie prodotte con delle uve di Nebbiolo provenienti da altre vigne ma, che per diversi motivi, non vengono più conferite a questa cantina. Bottiglie che sono entrate a far parte della sua storia e che riguardano grandi Barbaresco della vigna Gallina e grandi Nebbioli della Vigna Villero e dalla Vigna Rionda. In particolare, da quest’ultima vigna, sono nate, in annate eccezionali, vini entrati ormai nella leggenda e che hanno avuto l’onore di vestire la mitica Etichetta Rossa.
La prima persona che avrete il piacere di conoscere è stranamente l’ultimo arrivato nella “Giacosa family”, ovvero l’enologo Giorgio Lavagna. In “arrivo” dalla Batasiolo e da poco subentrato in azienda, quest’anno lo vedremo alle prese con la sua prima vendemmia in questa casa. Giorgio rileva il posto che è appartenuto, dopo ben sedici anni di onorato servizio, da Dante Scaglione e che ha contribuito non poco a far crescere il prestigio aziendale. Non ci resta di approfittare di queste pagine per fare a Giorgio i nostri migliori auguri di buon lavoro. Tuttavia il suo compito di oggi si limiterà solo a quello di farci da Guida, in quanto avrà modo di presentarsi con maggiore visibilità prossimamente su Altissimo Ceto in una ampia intervista che lo vedrà protagonista.
Dopo giornate caratterizzate da forti piogge, finalmente possiamo godere di una bella giornata e possiamo fare il giro nei vigneti per portare nelle vostre case cartoline e filmati di questi angoli di Langa. Il fatto che siano stati scelti il vigneto Falletto ed il vigneto Asili come protagonisti delle nostre riprese, ha un suo significato. Oggi, da queste due vigne nascono, solo nelle grandi annate, le Riserve di Bruno Giacosa, quelle che confidenzialmente vengono chiamate con il nome di Etichette Rosse.
Pronti? In macchina e partiamo…
Raggiungiamo Serralunga d’Alba dove ha sede la vera e propria Cascina Falletto che vedete raffigurata nella foto successiva. Serralunga è tra i paesi del comprensorio del Barolo, quella conosciuta per dare vita a vini che si distinguono per la loro stazza, la mole, la loro capacità di essere al tempo stesso potenti ed eleganti e con quel tannino che si fa’ sempre sentire e spesso risulta indomabile. Ci dicono che il nome di questa vigna prenda origine dalla famiglia Falletti, nobile casta che ha fatto molto per promuovere la viticoltura di Serralunga e che qui ha vissuto fin dagli inizi dell’800.
Ultimamente, spesso ci accade, una volta varcato il cancello, di dover fare sempre i conti con la terribile Security… 😀
Sarà il nostro Giorgio ad evidenziare meglio le caratteristiche della vigna del Falletto nel prossimo video…
Alla Cascina Falletto facciamo la conoscenza di un altro grande protagonista che da tantissimi anni lavora con la stessa passione e che da’ il suo contributo al successo di questa azienda: Rino Porasso. Custode della Cascina Falletto, è molto di più di un semplice guardiano. Persona ancor più schiva del “maestro”, contadino con la C maiuscola, lui è il “papà” delle vigne di Bruno Giacosa. Amico e confidente da sempre di quest’ultimo, ne cura amorevolmente ogni singola barbatella e segue il lavoro delle squadre che si occupano del lavoro nei vigneti.
Rino sale con noi in macchina per raggiungere il paese di Barbaresco e più precisamente la vigna degli Asili. Rino è il protagonista, un po’ inconsciamente, del prossimo video. Persona, come già detto, timida ed un po’ introversa quasi non voleva mostrarsi davanti alle nostre telecamere, per questo con un piccolo imbroglio nascosto, siamo riusciti a filmarlo senza avere la possibilità di microfonarlo. Quindi vi consigliamo di alzare il volume e di non perdere il prossimo video dove Rino ci racconta di quella domenica che si è opposto con tuttte le sue forze a…
Il Vineyards tour è terminato e quindi passiamo ora alla visita della Cantina.
La parte riguardante la vinificazione prevede due situazioni ben distinte, ovvero la divisione tra reparti bianchi e rossi. Quella raffigurata nella foto successiva è quella dedicata al ricevimento delle uve di Arneis e quelle di Pinot Nero che provengono dall’Oltrepò Pavese e che vengono utilizzate per la produzione della base spumante. Ci dicono che dall’annata 2007 sono state anche fatte, come esperimento, circa 3.000 bottiglie di Spumante Rose’. “Solo in questa cantina, in alcune annate e per alcune partite di uva” -ci racconta Giorgio Lavagna- “per ottimizzare la lavorazione di quest’ultime, procediamo a fare un periodo di pre-fermentazione a freddo. Esigenza che è nata a seguito di alcune, tra le ultime annate, che si sono rilevate molto calde e spesso coincidevano con vendemmie anticipate e di conseguenze che si ripercuotevano sul mosto di partenza dati da problemi che riguardavano temperature troppo elevate”. La vinificazione è quella classica, in vasche di acciaio inox a temperature controllate e con l’utilizzo di lieviti selezionati per far partire le fermentazioni alcoliche. Quella riguardante la vinificazione delle uve rosse non ci è stato possibile fotografarla in quanto è tuttora oggetto di ammodernamento e si spera che i lavori siano ultimati per il periodo delle prossime vendemmie. Una delle caratteristiche che maggiormente differenzia da quella concernente i vini bianchi è l’impiego di soli lieviti indigeni e quindi con fermentazioni alcoliche spontanee. L’uso dei lieviti selezionati si rende necessario solo nelle annate “minori”, cioè quando l’annata non consente alle uve il compimento di maturazioni fenoliche ottimali. Le vasche di acciaio per le uve rosse prevede la pratica di vinificazione con macerazione delle bucce a cappello sommerso e con fermentazioni alcoliche della durata di circa 15-20 giorni.
Solo i vini rossi passano poi in legno e lo fanno già a partire delle fermentazioni malo-lattiche, la quale viene favorita attraverso il solo innalzamento delle temperature di cantina. Il periodo di affinamento varia dai due mesi di un Dolcetto ai 36 mesi di un Barolo Riserva. Maturazione che avviene notoriamente nelle botti grandi con capienza tra i 50 ed i 110 hl, tutte di rovere francese. Notizia di gossip enologico confidato da Giorgio riguarda che qualche anno fa’, Bruno Giacosa ha voluto fare delle prove di affinamento in legni piccoli. Esperienza che è stata subito accantonata perchè non ha prodotto risultati degni di far cambiare idee al “maestro”. Infine vi possiamo dare alcune notizie in anteprima sulle annate in affinamento di Barolo e Barbaresco. La casa ha messo in commercio quest’anno alcuni dei vini dell’annata 2004, ritenuta una bellissima annata tanto da produrre le due Riserve (l’ultima è stata la 2001) e che quindi verranno commercializzate nel 2010. La 2005 per Giacosa è una buona annata ma l’ha dichiarata non all’altezza del prestigio di vestire le Etichette Rosse e quindi Asili e le Rocche del Falletto usciranno dalla cantina il prossimo anno con l’etichetta bianca. La 2006 è in fase di valutazione e non si conosce ancora il destino dei vini e quindi poter prevedere all’ulteriore anno di affinamento previsto dal disciplinare della Riserva, mentre già si è sicuri sul destino positivo dell’annata 2007 che già da ora, ci dicono, promette molto bene.
Prima di passare alla degustazione dei vini, ci manca di presentare l’ultimo protagonista, della nostra recensione. Ultima in ordine di apparizione, ma non per questo la meno importante. Avrete capito che stiamo parlando di una protagonista femminile ovvero di Bruna Giacosa, figlia di Bruno. Interessantissima la sua intervista, perchè ci spiega cosa vuol dire portare un cognome così importante, di cosa avrebbe voluto fare da piccola e di come sarà il futuro aziendale. Ma l’invito di non perdervi assolutamente l’intervista è il passaggio “toccante” e inaspettato, di un Bruno Giacosa visibilmente commosso, nell’ascoltare le parole di sua figlia. Vi abbiamo già detto troppo…
Bene ed ora all’assaggio!
Bicchiereeee!
Spumante Metodo Classico Extra Brut 2004
-Tipologia vino: spumante.
-Vitigni utilizzati: 100% Pinot Nero.
-Provenienza uve: da Calvignano in Oltrepò Pavese.
-Gradazione alcolica: 13%.
-Vinificazione: tradizionale in vasche di acciaio inox a temperature controllate.
-Affinamento: rifermentazione in bottiglia, con sosta di 30-36 mesi sui lieviti.
-Contenuto solfiti: 33 mg/lt di libera e 74 mg/lt di totale.
-Prezzo in enoteca: Euro 16,00.
Giudizio EC: 15/20.
L’Extra brut di Giacosa rappresenta un esempio di un metodo classico puro, cristallino ed elegante. Non mostra i muscoli, ma si vuole esprimere con la delicatezza che lo ha sempre caratterizzato e che lo rende una valida bollicina di accompagnamento e se lo confrontiamo al prezzo di uscita allora il suo valore va’ ben al di la’ della reale condizione espressa dal punteggio. Unico piccolo neo che abbiamo riscontrato nella versione 2004 è una bollicina relativamente grossolana, rispetto alle passate edizioni.
Roero Arneis 2007
-Tipologia vino: Bianco D.O.C.G.
-Vitigni utilizzati: 100% Arneis.
-Provenienza uve: dalle vigne dei comuni di Canale, Montà, Vezza d’Alba e Monteu Roero.
-Rese: 60 hl/ha.
-Gradazione alcolica: 13%.
-Vinificazione: tradizionale in vasche di acciaio inox a temperature controllate.
-Affinamento: ulteriore sosta di 4 mesi in vasche d’acciaio prima dell’imbottigliamento.
-Contenuto solfiti: 28 mg/lt di libera e 103 mg/lt di totale
-Prezzo in enoteca: Euro 12,00.
Giudizio EC: 15/20.
La produzione di questo vino che si aggira annualmente sulle 100-120.000 bottiglie rappresenta una fetta importante sul totale della produzione aziendale. Un vino che da sempre gioca sulla delicatezza aromatica e sulla croccantezza del frutto. Frutto che, nella versione 2007, si differenzia dalla 2006 per essere più maturo e più caldo e con tonalità più “esotiche”. Anche in bocca risulta più largo e sostenuto da una buona freschezza ma con un tenore acido meno pungente e meno vivace rispetto all’annata precedente.
Dolcetto d’Alba Sorano di Treiso 2007
-Tipologia vino: Rosso D.O.C.
-Vitigni utilizzati: 100% Dolcetto.
-Rese: 50-55 hl/ha.
-Provenienza uve: dalla vigna omonima.
-Gradazione alcolica: 13%.
-Vinificazione: tradizionale in vasche di acciaio inox a temperature controllate tra i 7 ed i 10 giorni.
-Affinamento: 2 mesi in botte seguito da altri 4 mesi in vasche d’acciaio prima della messa in bottiglia.
-Contenuto solfiti: 25 mg/lt di libera e 80 mg/lt di totale.
-Prezzo in enoteca: Euro 9,50.
Giudizio EC: 15,5/20.
Se siete alla ricerca del “Dolcettone” in stile Doglianese allora questo vino non rientrerà nelle vostre corde. Questo perchè tradizionalmente il nostro Bruno Giacosa ha sempre voluto dare un’interpretazione stilistica classica a questo vitigno (così come per la Barbera ed il Nebbiolo d’Alba D.O.C…) attraverso un vino che giochi il tutto sulla piacevolezza di beva. La caratteristica che differenzia i Dolcetto con indicazione di vigneto da quello della versione base è riassumibile solo in un ritardo della prontezza di beva, una mineralità più marcata e con uno spessore che non demolisce in alcun grado le “plaisir de boire” una volta che lo avrete versato nel vostro bicchiere e che non farete grande fatica, a mio giudizio, a terminare.
Barbaresco Santo Stefano di Neive 2004
-Tipologia vino: rosso D.O.C.G.
-Vitigni utilizzati: 100% nebbiolo.
-Provenienza uve: dal vigneto omonimo.
-Rese: 45 hl/ha.
-Gradazione alcolica: 14,5%
-Vinificazione: tradizionale in vasche di acciaio inox a temperature controllate ed a cappello sommerso per una durata tra i 15 ed i 20 giorni.
-Affinamento: tra i 26 ed i 32 mesi in botti grandi seguito poi da un’affinamento in bottiglia tra i 12 ed i 18 mesi.
-Contenuto solfiti: 22 mg/lt di libera e 85 mg/lt di totale.
-Prezzo in enoteca: Euro 70,00.
Giudizio EC: 18,5+/20.
Sono numerose le annate del cuore da annoverare nella mia personalissima classifica delle preferenze di questa casa, e sicuramente la 2004 di Barbaresco e Barolo ha le doti per giocarsi le prime posizioni. Tuttavia se in passato, da un lato, risultava sempre troppo difficile da interpretare la lettura stilistica delle nuove annate di Casa Giacosa al momento della loro uscita sul mercato, dall’altro risulta più facile riconoscere il valore della 2004 fin da subito. I vini sono straordinariamente e singolarmente voluttuosi già da subito (ma non prima di una adeguata ossigenazione nel vostro bicchiere…), esprimendo un carattere di estrema pulizia ed eleganza mai avuto prima, se paragonati alle versioni passate in condizioni di parità di confronto nel periodo di assaggio. Con questo però non voglio intendere che i vini non siano in un certo senso “frenati” nella loro evoluzione aromatica, anzi le caratteristiche di solidità temporale ci sono tutte che li facciano predisporre nel raggiungere quella complessità intrigante e quel fascino, che li fanno accrescere di valore, solo dopo una lunga sosta nelle vostre cantine. Il Santo Stefano di Giacosa 2004 rispecchia anche in questa annata le solite caratteristiche del cru e che lo rendono molto vicino alla potenza dei Barolo. Se siete alla ricerca di maggiore “femminilità” allora vi consiglio di ripiegare sul Barbaresco Rabajà 2004.
Barbaresco Asili di Barbaresco 2003
-Tipologia vino: Rosso D.O.C.G.
-Vitigni utilizzati: 100% Nebbiolo.
-Provenienza uve: dalla vigna omonima.
-Rese: 45 hl/ha.
-Gradazione alcolica: 14,5%
-Vinificazione: tradizionale in vasche di acciaio inox a temperature controllate ed a cappello sommerso per una durata tra i 15 ed i 20 giorni.
-Affinamento: tra i 24 ed i 30 mesi in botti grandi seguito poi da un’affinamento in bottiglia tra i 12 ed i 18 mesi.
-Contenuto solfiti: 20 mg/lt di libera e 83 mg/lt di totale.
-Prezzo in enoteca: Euro 60,00.
Giudizio EC: 18/20.
Da diverso tempo ormai mi capita, dopo continui assaggi di Barolo e Barbaresco di questa annata, di avere una sensazione “a pelle”, ovvero quella di trovare le migliori interpretazioni, in quella che è considerata una delle più roventi annate del secolo, nei vini derivanti da quella scuola denominata tradizionalista, oppure in quei vini che sono nati da uve che provengono da vigneti di età avanzata. Forse per il fatto che l’apporto aromatico relativamente minimo dato dall’affinamento in legni grandi di quelli considerati appartenere ai cosiddetti tradizionalisti, non vada ad addolcire ulteriormente, diversamente in quanto troviamo invece in molti vini di scuola modernista, un frutto già dolce di suo riconducibile ai tratti caratteriali dati dall’annata di partenza. Se poi andiamo a valutare tutte queste caratteristiche che ritroviamo in questo Asili vinificato con la maestrìa di questa casa ecco che nel bicchiere abbiamo un vino che non avrà di certo lo slancio delle annate migliori (da quì la scelta di non accreditarlo all’affinamento per diventare Etichetta Rossa), ma che conserva lo spirito di eleganza data da questa vigna, l’integrità del frutto ed una struttura possente sostenuta da una buona freschezza e con un tannino abbastanza vivace in chiusura. E questo ci fa’ capire come mai il “maestro” la ritenga la sua vigna preferita…
Barolo Falletto di Serralunga d’Alba 2004
-Tipologia vino: rosso D.O.C.G.
-Vitigni utilizzati: 100% Nebbiolo.
-Provenienza uve: dalla vigna omonima.
-Rese: 45 hl/ha.
-Gradazione alcolica: 14,5%
-Vinificazione: tradizionale in vasche di acciaio inox a temperature controllate ed a cappello sommerso per una durata tra i 15 ed i 20 giorni.
-Affinamento: 30 mesi in botti grandi seguito poi da un’affinamento in bottiglia di 12 mesi.
-Contenuto solfiti: 24 mg/lt di libera e 98 mg/lt di totale.
-Prezzo in enoteca: Euro 90,00.
Giudizio EC: 19/20 – ALTISSIMO CETO.
Non avevamo dubbi sul fatto che questo fosse il vino “che vale il viaggio”. Nonostante vogliamo conservare sempre lo spirito critico di chi valuta e l’incondizionamento di chi giudica ad etichette scoperte, niente ci trattiene ad emozionarci davanti a questo bicchiere. Un bicchiere che esprime tutta la sua forza, forse un po’ meno “Serralunghiano” rispetto alla 2001, sprigiona apertamente un carattere espressivo già ampiamente descritto in occasione della valutazione del Santo Stefano 2004. Al palato coniuga potenza, ampiezza ed eleganza con quel tannino che si presenta così particolarmente fine nella sua indomabilità, che lo rende ancor più affascinante. Diamogli del tempo per compiere la sua valutazione, anche in un’ottica di miglioramento dal punto di vista del punteggio in futuro.
La seconda giornata di visita alla Giacosa, oltre alle interviste ai protagonisti famigliari e alla degustazione delle bollicine (di cui avrete ampio riscontro fotografico nelle cartoline di chiusura…), è stato contrassegnato dalla degustazione di due Etichette Rosse.
Una in anteprima…
Barolo Riserva Le Rocche del Falletto di Serralunga d’Alba 2004
-Tipologia vino: vino atto a divenire rosso D.O.C.G.
-Vitigni utilizzati: 100% Nebbiolo.
-Provenienza uve: dalla vigna omonima.
-Rese: 40 hl/ha.
-Gradazione alcolica: 14,5%
-Vinificazione: tradizionale in vasche di acciaio inox a temperature controllate ed a cappello sommerso per una durata tra i 15 ed i 20 giorni.
-Affinamento: 36 mesi in botti grandi. Il vino e nella fase di affinamento in bottiglia come previsto dal disciplinare.
Giudizio EC: *****
In questo momento possiamo solo intuire lo spirito di grandezza che incarna questo vino. Valutazione che diamo sulla fiducia assegnando il massimo del punteggio in stelle e che solo il tempo ci potrà dire fin dove potrà ambire questo vino e che al momento si caratterizza con un frutto magistrale con un ampiezza aromatica di notevole livello e rinfrescata da una grandissima nota balsamica e quella mineralità che solo i grandi terroir di Serralunga d’Alba può esprimere nelle grandi annate. Non vedo l’ora che arrivi il 2010! 😉
Ed una invece più matura…
Barbaresco Riserva Asili di Barbaresco 2000
-Tipologia vino: rosso D.O.C.G.
-Vitigni utilizzati: 100% Nebbiolo.
-Provenienza uve: dalla vigna omonima.
-Rese: 40 hl/ha.
-Gradazione alcolica: 14,5%
-Vinificazione: tradizionale in vasche di acciaio inox a temperature controllate ed a cappello sommerso per una durata tra i 15 ed i 20 giorni.
-Affinamento: 24-30 mesi in botti grandi, seguito da 12-18 mesi in bottiglia.
Giudizio EC: 18,5+/20.
L’intuizione del valore che assumono le Etichette Rosse con il passare del tempo è da ricercare proprio nel tempo che passa, che modella quello spirito un po’ irruente ed impetuoso degli inizi, quando questo vino era ancora in fasce, in favore di un’accrescimento sostanziale del profilo aromatico della fase adolescenziale e del plasmare l’incontenibilità del tannino, quando questi raggiungerà la sua maturità e che ci fa’ capire (ed un po’ arrabbiare…) di quante bottiglie siano state stappate, versate e bevute senza cogliere appieno la giusta virtù di questi vini.
Note positive
-Il packaging è coerente con lo stile tradizionale dell’azienda. Le bottiglie sono tutte di tipo bordolese e le etichette dei vini importanti portano anche le numerazioni, indicando anche il numero delle bottiglie prodotte in quell’annata.
-Nelle note positive c’è da includere sicuramente il valore storico che questa azienda si è guadagnata sul campo, con il passare degli anni.
-Infine il valore aggiunto di una squadra affiatata e che lavora nel bene comune dell’azienda, all’insegna del “se va’ bene per noi, va’ bene per l’azienda”.
Note negative, Dettagli
-Assolutamente nulla da segnalare.
Conclusioni
-L’impressione che abbiamo avuto nel visitare l’azienda e nella parte che riguardava la degustazione dei vini, è quella di un’azienda che non riposa di certo sugli allori e che è costantemente alla ricerca di un miglioramento qualitativo, annata dopo annata, gettando delle ottime basi anche in vista di una prospettiva futura verso quell’ideale del grande vino, che il Bruno Giacosa uomo non ha ancora trovato.
Già, forse perchè dopo 65 vendemmie non si ha ancora imparato tutto…
Altissimo Ceto! Per Bruno Giacosa e tutto il suo staff.
Casa Vinicola Bruno Giacosa
Via XX Settembre, 52
12057 Neive (CN)
Tel.: 0173 67027
Fax: 0173 677477
e-mail: brunogiacosa@brunogiacosa.it
sito: www.brunogiacosa.it
Prima di chiudere la recensione, qualche cartolina che racconta i bellissimi momenti che hanno caratterizzato la seconda giornata della nostra visita e che ci ha visto protagonisti in un’indimenticabile degustazione di Bollicine Rose’.
Backstage…
momenti divertenti…
Quello che passa il “convento”…
Dalla Premiata Ditta Giacosa non si beve solo Barolo e Barbaresco…
Severi controlli della “mercanzia”…
…dove non manca anche la supervisione del patron!
servizio da ristorante stellato…
Franciacorta Radijan Rosè Ronco Calino.
Champagne Rose’ Jacques Selosse.
Non solo rose’…Extra Brut Giacosa 2000 in magnum.
And the winner is…
Champagne Fuste Rose’ Clos des Goisses Philipponnat 1999.
Wow!…mi trovo tra i Giacosa…
Che cosa dire di più??? Una giornata intensa, da Altissimo Ceto, ricca di momenti e di confronti che sono serviti ad accrescere l’esperienza professionale di ciascuno e che ci conferma che, forse, questo sia proprio uno dei mestieri più belli del mondo.
Grazie!!!
Ivano Antonini alias EnoCentrico
ivano.antonini@altissimoceto.com
P.S.: Per chi non riesce a visualizzare i video li trovate sul provider all’indirizzo: